ll TAR di Roma ha ammesso al concorso per 1.000 Vice Ispettori due giovani Agenti di Polizia che non avrebbero potuto partecipare al concorso. Il bando richiede infatti 3 anni di anzianità di servizio per chi è già impiegato nella Polizia di Stato, non maturati dai ricorrenti.
Il Giudice Amministrativo, su ricorso a firma dell’Avv. Alessio Giaquinto, ha deciso di approfondire i dubbi di legittimità costituzionale dell’art. 27 bis dell'”Ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia“.
La legge non equipara gli appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato a quelli dell’Amministrazione civile dell’Interno: questi ultimi infatti possono partecipare al concorso fino a 33 anni di età senza altri requisiti, mentre gli Agenti devono aver maturato 3 anni di anzianità di servizio.
Questa differenza crea una evidente discriminazione tra dipendenti dello stesso Ministero per la partecipazione ai concorsi.
Questa prima pronuncia consente di rivalutare la posizione di quanti vogliano partecipare ad un concorso pubblico ma non vi possano concorrere per superati limiti di età o per altri requisiti discriminatori o irragionevoli. In questo caso, la disparità di trattamento tra categorie di candidati potrà consentire ai ricorrenti di cambiare le regole del gioco.
Il bando di concorso impugnato è quello pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, 4° serie speciale, n. 23 del 22.03.2022, aperto anche ai civili, e prevede tra i requisiti il “non aver compiuto il 28° anno di età. Quest’ultimo limite è elevato, fino a un massimo di tre anni, in relazione all’effettivo servizio militare prestato dai concorrenti. Si prescinde dal limite d’età per il personale appartenente alla Polizia di Stato con almeno tre anni di anzianità di effettivo servizio alla data del presente bando. Per gli appartenenti ai ruoli dell’Amministrazione civile dell’interno il limite d’età, per la partecipazione al concorso, è di trentatré anni”.
Lo Studio Legale ha contestato quindi la disparità di trattamento tra chi è già appartenente ai ruoli della Polizia di Stato e coloro che invece appartengono a quelli dell’Amministrazione civile dell’Interno.
Il Tribunale ha rilevato l’importanza delle questione, ipotizzando una questione di legittimità costituzionale contro la legge che impone requisiti discriminatori tra impiegati dello stesso Ministero.